tag:blogger.com,1999:blog-7103345054444524922024-02-18T19:56:41.637+01:00CLEMENTE MASTELLAPer un Paese al CentroClemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.comBlogger59125tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-434526784884733382009-01-27T17:59:00.001+01:002009-01-27T18:01:50.578+01:00Il Ros rivela: Mastella sotto controllo prima del via libera del pm<em>Vi invito a leggere l’articolo che di seguito riporto, pubblicato oggi 27 gennaio, a pagina 7 del Mattino, a dimostrazione del fatto che, in questo Paese, bisogna avere fiducia nella Giustizia.</em><br /><br />«I dati acquisiti nei confronti di numerose persone fisiche e giuridiche erano gestiti unicamente presso lo studio Genchi». La conferma dell’esistenza della banca dati di Genchi arriva il 30 settembre scorso quando il colonnello Pasquale Angelosanto, comandante del Reparto Indagini Tecniche del Ros di Roma, viene sentito, per ore, dai pm salernitani Nuzzi e Verasani. E parla. È una banca dati con utenze telefoniche intestate a parlamentari, magistrati, vertici dei servizi segreti, molte utenze coperte dal segreto di Stato. Ne sapeva niente De Magistris, chiedono i due pm, di questa banca dati? Risponde Angelosanto: «Come ho riportato nelle annotazioni del 17 marzo, 23 aprile e 3 giugno 2008 i dati erano gestiti unicamente presso lo studio Genchi». Ma c’è il capitolo dell’acquisizione del traffico telefonico dell’ex ministro Mastella che il colonnello del Ros descrive. Il consulente di De Magistris, «sapeva» fin dal 23 marzo 2007 che l’utenza telefonica 335/12827... era in uso all’allora ministro di Giustizia. E che solo un mese dopo, il 20 aprile, avrebbe chiesto all’ex pm di Catanzaro di acquisire il tabulato con le telefonate di una utenza a lui già nota: primo, perchè lo stesso Genchi ascolta intercettazioni della procura di Lametia Terme nelle quali Mastella dialoga direttamente con l’indagato Antonio Saladino; secondo, perchè la Tim gli aveva già segnalato l’appartenenza di quel numero intestato «Camera dei Deputati» nell’ambito della consulenza per il processo Poseidone. Mastella controllato illegalmente dal consulente Genchi? Secondo il Ros dei Carabinieri decisamente sì. Perchè Genchi «sapeva» bene, scrive Angelosanto alla procura generale di Catanzaro, che «per riferimenti inequivoci, diversi e plurimi quel numero era registrato nel cellulare sequestrato a Saladino come «Mastella C», poi come «Clemente Mastella» e un’altra ancora come Mastella» fino all’indicazione di un indirizzo di posta elettronica di un collaboratore del ministro. Le risultanze dei Ros, contenute nella relazione del 12 gennaio 2008, vengono spedite alla procura generale di Catanzaro che, nell’ottobre del 2007, aveva incaricato proprio il Ros di verificare tutte le operazioni svolte a Catanzaro da Genchi. Non solo, ma con un supplemento di delega investigativa, due magistrati calabresi Garbati e De Lorenzo, chiedono anche di verificare anche se fossero stati chiesti da Genchi i tabulati delle telefonate di Massimo Giacomo Stellato «in servizio presso l’ex Sismi e indagato nel processo Why Not» con tutti i contatti, in entrata e in uscita, «con numeri telefonici riservati per ragioni di sicurezza nazionale». È il 30 ottobre 2007, la procura generale di Catanzaro revoca la nomina a consulente del pm De Magistris a Gioacchino Genchi e si affida al Ros per «controllare» tutta l’attività del consulente. In Calabria vogliono «approfondire» il ruolo e i compiti svolti, su delega di De Magistris, dal consulente; a Salerno, invece sostengono che l’attività del pm De Magistris di acquisizione dei dati di traffico telefonico «è risultata aderente ai principi fissatui dalla Cassazione in materia» e che sono «legittime» le risultanze degli accertamenti svolti da Genchi su incarico del pm. <br /><strong>Antonio Manzo</strong><br />da <em>il Mattino</em> <br />27 gennaio 2009Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-15979710334576116832009-01-16T17:10:00.002+01:002009-01-16T17:19:08.201+01:00Mastella, un anno dopo le dimissioni<em>Dal Tempo di oggi 16 gennaio 2009, riprendo e pubblico l’intervista rilasciata al quotidiano romano ad un anno dalle mie dimissioni da Guardasigilli.</em><br /><br />«Mi dimetto perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo». Esattamente un anno fa Clemente Mastella pronunciava queste parole nell'Aula di Montecitorio. Erano le 10.45. Il ministro della Giustizia del governo Prodi annuncia le sue dimissioni con un discorso, forse il più difficile della sua vita. È un Mastella profondamente amareggiato, deluso e livido di rabbia quello che interviene quel giorno alla Camera. Il governo Prodi cade, ci sono le elezioni politiche ad aprile, vince Silvio Berlusconi. È passato un anno, da quel 16 gennaio. Eppure in Clemente Mastella un po' di rabbia c'è ancora. Anzi, lui la chiama in gergo napoletano «la cazzimm». Ricordando quelle ore, riaffiora anche «tutta la crudeltà» della vicenda, «mai vista in 32 anni di Parlamento».<br /><strong>È vero che decise da solo di dimmettersi?</strong><br />«Sì, ma perché io ho sempre avuto, nella mia fierezza di uomo sannita, il senso delle istituzioni».<br /><strong>Qualcuno non provò a farle cambiare idea?</strong> <br />«Sì, ma è stato fermato dalle mie obiezioni. Non poteva un ministro della Giustizia, con la moglie di fatto in carcere, rimanere al suo posto».<br /><strong>Sembra ancora molto arrabbiato.</strong><br />«Guardi, la cosa che mi disturba dal punto di vista umano, con la conseguente considerazione politica, è stata l'assenza di tutto il governo. Tranne Vannino Chiti che ringrazierò sempre».<br /><strong>Non la chiamò nessuno della sua coalizione?</strong><br />«Se è per questo incontrai anche Prodi dopo, ma in quei casi si sta vicini ad un ministro che si dimette, tra l'altro era il ministro della Giustizia. Possibile che avessero tutti da fare quella mattina? Ricordo ancora le parole di Di Pietro...».<br /><strong>Le ricordo anche io, invitava la magistratura ad andare avanti con l'inchiesta.</strong> <br />«Per l'esattezza disse: chi è causa del suo mal compianga se stesso». <br /><strong>Compianga?</strong><br />«Sì, compianga. Conosce no, l'impianto lessicale di Di Pietro?».<br /><strong>Esiste un colpevole secondo lei? </strong><br />«Ci sono sicuramente più fattori. Sa dov'è la stranezza?».<br /><strong>Dove? </strong><br />«Se io avessi avuto qualche scheletro nell'armadio, secondo lei, sarei andato a fare il ministro della Giustizia?».<br /><strong>È passato un anno. In cosa è cambiata la sua vita? </strong><br />«Sto ritrovando ora un po' di serenità, dopo momenti terribili che non auguro davvero a nessuno. Lo status in cui mi trovo oggi è quello di rifugiato politico, altro che Cesare Battisti».<br /><strong>Come vanno ora le cose a casa sua? </strong><br />«Diciamo che anche lì va molto meglio. Ma si rende conto che mio figlio è venuto una sola volta su un volo di Stato e per questo sono finito al tribunale dei ministri?».<br /><strong>Sì, ma i voli di Stato non dovrebbero servire per andare a vedere una gara di formula uno... </strong><br />«Certo. Ma come mai altri figli fanno telefonate particolari, o sono al centro di vicende giudiziarie, e verso di loro non c'è tutta la cattiveria usata nei miei confronti?».<br /><strong>Veniamo a colui che lei, in un'intervista, ha definito «un po' una mia creatura», Riccardo Villari. Pare proprio incollato alla poltrona?</strong><br />«E ha ragione. Su questo io la penso come Pannella, e cioè che mandarlo via sarebbe una violenza alle istituzioni».<br /><strong>Altra questione: ma quel famoso accordo tra lei e Berlusconi, ci fu o no? </strong><br />«L'unica cosa che le posso dire è che io vidi Berlusconi 20 giorni dopo la caduta del governo. Di quell'incontro Berlusconi, poi, diede una versione non fedele alla realtà».<br /><strong>Ecco, allora la dia lei. </strong><br />«Lo farò nel libro a cui sto lavorando».<br /><strong>Un'anticipazione?</strong> <br />«Nonostante il mio affetto per il suo giornale - Il Tempo era il giornale, insieme al Mattino, che leggevo da ragazzo - mi consenta di rimanere vago su questo».<br />D'accordo, glielo consento. Quando uscirà questo libro? <br />«Tra un paio di mesi».<br /><strong>Intanto però, ad un certo punto sembrava fatto anche un contratto per lei in Mediaset. </strong><br />«Non mi risulta. Ho resistito a ben altri regali, tanto per essere chiaro».<br /><strong>Com'è il suo rapporto con Casini?</strong> <br />«Buono».<br /><strong>Un po' vago. </strong><br />«Cosa vuol sapere? Se andiamo insieme alle europee?».<br /><strong>Beh, per esempio. </strong><br />«Vedremo. Ci stiamo riprendendo essendo stati messi a dura prova. Però ad una condizione, che ognuno sia generoso».<br /><strong>Che significa? </strong><br />«Che non si tratta di incamerare nessuno. Bisogna trovarsi tutti insieme. Certo che comunque per quelli del Pd, lì sarà dura. Voglio vedere come se la caveranno, ora che non ci sono più i piccoli partiti, ora che perdono consensi, non c'è più Mastella che rompe le scatole, con chi se la prenderà Veltroni adesso?».<br /><strong>Sta seguendo le vicende del Pd in Campania? </strong><br />«Possiamo distinguere Napoli dal resto della Campania? Non è giusto generalizzare su tutto. Le posso fare un esempio?<br /><strong>Prego. </strong><br />«I rifiuti: ma lo sa che Ceppaloni è al 70% con la raccolta differenziata. E che molte altre città non hanno avuto problemi con i rifiuti? Non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. E poi la classe politica, all'ordine dei medici di Napoli manca da mesi un presidente perché non si mettono d'accordo. Come vede non sono solo i politici».<br /><strong>Sta dicendo che quindi è un problema di mentalità generale della città?</strong> <br />«Esiste ed è inutile negarlo».<br /><strong>Sì ma gli indagati nella classe politica ci sono?</strong> <br />«Non mi esprimo a riguardo».<br /><strong>Neanche su Renzo Lusetti, persona che consosce bene? </strong><br />«No. Spero solo che possa spiegare tutto».<br /><strong>Ora che farà, rimarrà sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere?</strong> <br />«Più che come il cinese mi sento come il conte di Montecristo».<br /><strong>Intanto, zuccotto di lana in testa, fa le telecronache del Napoli per "Quelli che il Calcio". <br /></strong>«Mi diverto molto, e lo zuccotto domenica scorsa me l'hanno dato perché faceva freddo. Che sia chiaro, dalla Rai non prendo una lira».<br /><strong>Giancarla Rondinelli</strong>Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-66086576207676310932008-12-29T15:35:00.001+01:002008-12-29T15:39:36.914+01:00Due articoli su cui meditarePer chi è senza pregiudizio e desidera vedere le cose per come realmente stanno, il mio invito è di leggersi l’articolo del Giornale del 28 dicembre a firma Federico Novella e la mia intervista, pubblicata il giorno prima dal Corriere della Sera e rilasciata ad Aldo Cazzullo. <br /><br /><strong>Di Pietro e Mastella jr: due figli, due “sentenze”</strong><br /><br /><em>di Federico Novella<br />Da Il Giornale<br />28 dicembre 2008</em><br /><br />Tutti uguali, questi figli di papà. Ogni scarrafone è bello a babbo suo. Di questi tempi la cronaca giudiziaria ce ne ha fatti conoscere in particolare due, di rampolli, che sembrano fatti con lo stampo. Prendi Di Pietrino e Mastellino: due vite parallele, due biografie fotocopia, due curricula identici spiccicati, come no. Vogliamo scommettere? Vogliamo fare il confronto? E facciamolo. Cominciamo dal carattere. Elio Mastella, 30 anni: ai tempi delle indagini sul padre da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere, combatte in piazza, a Ceppaloni: «Mio padre non è un boss, spulciatemi pure». Cristiano Di Pietro, 35 anni: in questi giorni di accuse pure lui combatte, nel salotto di casa sua, a Montenero, davanti al capitone alla brace, giocando a tressette con gli amici suoi e del papà Antonio. Stessa tempra, stesse abitudini battagliere, dunque. Elio Mastella va in tv e parla subito fuori dai denti, respinge le accuse al padre, e in un celebre video che ha sbancato Youtube zittisce l'inviato delle Iene Sortino: «Io sono ingegnere a 24 anni, tu lavori in tv e sei il figlio del commissario dell'Autorithy per le comunicazioni, di che vogliamo parlare?». Uguale natura Cristiano Di Pietro: oggi si limita a dire che «mi ha travolto una valanga», ma poi basta perché tanto a rilasciare dichiarazioni ci pensa il papà Antonio. Già, tutti uguali, questi figli di papà. A 19 anni Elio Mastella si diploma al liceo scientifico statale di Benevento. A 19 anni Cristiano Di Pietro di scientifico ha una cosa sola: la scelta della leva militare, trascorsa casualmente in polizia al tribunale di Milano, nella scorta del papà Antonio. Arriviamo così ai 20 anni, quando Elio Mastella studia ingegneria all'università di Napoli, condivide un appartamento con cinque studenti a Fuorigrotta, 250mila lire a testa la rata d'affitto. A 20 anni Cristiano Di Pietro condivide il primo lavoro del papà Antonio, giura da poliziotto alla presenza di Saverio Borrelli e del papà Antonio, poi si stabilisce a Milano in un appartamento affittato dalla Cariplo al papà Antonio. A questo punto ci pare chiaro che son tutti uguali, questi figli di papà. L'unica differenza, al massimo, è che Elio porta gli occhiali, e Cristiano no. Ma per il resto, stessa storia, stessi percorsi, davvero due carriere indistinguibili. A 22 anni Elio Mastella prepara la tesi ingegneristica a Bruxelles, e concepisce un logaritmo per controllare i sottotitoli dei film. A 22 anni Cristiano Di Pietro concepisce il diploma da privatista all'istituto tecnico di Pratola Peligna, voto 39 su 60, prova finale a porte chiuse per motivi di sicurezza, d'altronde è il figlio del papà Antonio. Potremmo continuare all'infinito: due vite equivalenti in tutto e per tutto. Ma proseguiamo: a 25 anni Elio Mastella si laurea in Ingegneria Elettronica a Napoli con il massimo dei voti. A 25 anni Cristiano Di Pietro si sposa con il massimo del giubilo, in presenza del questore di Bergamo e del papà Antonio, con annessa festa nella masseria del papà Antonio, non lontano dall'attico di 173 metri quadri dove andrà ad abitare, ovviamente un regalo del papà Antonio. E ancora. A 26 anni Elio Mastella fa il pendolare, lavora nell'azienda Selex, e percorre ogni giorno 48 chilometri. A 26 anni Cristiano Di Pietro percorre invece la strada verso casa, perché pur essendo poliziotto di prima nomina, viene magicamente trasferito in un baleno dalla Lombardia a Vasto, a due passi da papà Antonio. Tutti uguali, questi figli di papà. Oggi Elio Mastella lavora in una grande impresa, stipendio 1.800 euro al mese, inquadrato come dipendente nel settimo livello. Mentre Cristiano Di Pietro oggi è inquadrato come consigliere comunale nel paese di papà Antonio, consigliere provinciale nella provincia di papà Antonio, iscritto al partito di papà Antonio, ha saputo coltivare ottimi rapporti con l'ex ministro dei Lavori pubblici, cioè il papà Antonio. Tutto questo per dire che, almeno stavolta, i luoghi comuni sono azzeccati: è vero, è la solita razza, i soliti privilegiati, sono tutti uguali, questi figli di papà. Se poi il papà si chiama Antonio, diventano persino più uguali degli altri.<br /><br />* * *<br /><br /><strong>Mastella: io al posto di Di Pietro jr? Non oso pensare cosa mi avrebbero fatto</strong><br /><br />L' ex ministro: c' è doppiopesismo giudiziario, io cornuto e mazziato A Di Pietro pare che tutto sia concesso Sembra che molti ne abbiano paura Prodi è l' altra vittima di tutte queste vicende politiche e giudiziarie Per molto meno mia moglie Sandra è stata arrestata e io ho lasciato il ministero Si arriva al punto che per sputtanare Villari dicono che è amico di Mastella<br /><br /><em>di Cazzullo Aldo<br />Da Il Corriere della Sera<br />27 dicembre 2008</em><br /><br />ROMA - «Se avessi fatto io quel che ha fatto il figlio di Di Pietro? Non oso pensare cosa sarebbe successo. Invece per molto meno mia moglie Sandra è stata arrestata, e io ho dovuto lasciare il ministero della Giustizia, il partito, la carriera politica. Le nostre “non raccomandazioni”, per altro presuntive, molto presuntive, non sono mai andate a buon fine. Dalle mie parti si direbbe: cornuto e mazziato. Invece quelle di Di Pietro junior erano raccomandazioni reali, vere, e realizzate. E' difficile, per il provveditore alle opere pubbliche, dire no al figlio del proprio ministro. Ha letto le intercettazioni? ”Siccome è amico tuo, gli diamo il 10% invece del 7...”. Eppure il padre è ancora al suo posto, e il figlio pure. Mica voglio l' arresto per Cristiano Di Pietro, per carità. Sono perdonista con tutti. I figli so' piezzi ' e core. Ma sia chiaro: tutti i figli, non solo i figli di. Siamo davanti a un vero e proprio doppiopesismo giudiziario. Mia moglie, e tanti miei amici, sono stati arrestati forse perché non erano figli di papà...». Da quando è esploso il caso giudiziario in Campania, Clemente Mastella ha taciuto. Almeno finora. «Io non mi permetto di fare valutazioni su Bassolino e Iervolino. Ma mi pare evidente che a volte si confonda il malaffare con la normale dialettica politica. E' il mio caso. Il meccanismo per cui io sarei il concussore di Bassolino, che si dichiara non concusso. I tempi sono talmente grigi che ci si deve difendere pure dall' accusa di aver conosciuto delle persone; così a un uomo perbene come Nicola Mancino viene contestato se avesse conosciuto o meno Saladino. Anche qui, il doppiopesismo. Quando a maggio dissi, ripetendo quanto aveva scritto un quotidiano, che Di Pietro conosceva bene Saladino, lui negò. Poi venne fuori che era vero. Ora, è consentito al leader della morale che più morale non si può dire bugie? E' consentito a un politico mentire impunemente? In America Gary Hart si giocò la Casa Bianca. In Italia a Di Pietro pare che tutto sia concesso. Sembra quasi che molti ne abbiano paura. Vedendo quel che mi è capitato, hanno anche un po' ragione». «La realtà è che io ero e resto una persona perbene, e non ho mai preso una tangente in vita mia. Eppure sono l' unico leader di partito cui in questi quindici anni si è applicato il vecchio teorema per cui non potevo non sapere. Sono stato l' unico ministro della Giustizia al mondo intercettato in contemporanea, a Santa Maria Capua a Vetere come a Catanzaro, e forse anche in altre procure. Spiato, come hanno verificato i Ros dei carabinieri, anche irregolarmente. Leggo che Di Pietro, incredibile medium giudiziario, presentì un anno prima che ”c' erano problemi con Mautone”; leggo che un uccellino parlava con lui come gli uccellini parlavano con san Francesco; leggo che riuscì, come gli antichi aruspici, a cogliere lo stormir di foglie. Se tutto questo fosse accaduto anche a me, avrei interrotto qualsiasi comunicazione, sarei divenuto più ermetico di un filosofo presocratico, sarei - mi consenta, per dirla con il Cavaliere - ancora al mio posto. Ma io non sono stato avvertito, anzi nel mio caso ci sono state manine che hanno messo e tolto, suggeritori occulti che sono andati al di là di ogni confine, morale e giuridico. Come si spiega altrimenti la presenza di un fotografo all' aeroporto militare, per riprendere me e mio figlio mentre saliamo a bordo di quel benedetto volo? Altro che complotto: mi hanno massacrato per eliminarmi. Ormai ne sono pienamente consapevole, e farò di tutto per dimostrarlo, in qualsiasi sede. In fondo mi battevo per far convivere magistratura e politica nelle loro autonomie; invece ha vinto chi vuole la guerra». Mastella è il precursore dei guai che sta passando il centrosinistra al Sud, dalla Campania a Catanzaro, dove De Magistris aprì l' indagine su di lui e su Prodi. «A dir la verità, De Magistris disse a una persona di fiducia - e quando verrà il tempo dirò chi è e la chiamerò a testimoniare - che mi riteneva pulito, estraneo ai giochi sporchi. Da questo giro di soldi tra Bruxelles e il Sud Prodi era fuori, e io ero fuorissimo. Prodi è l' altra vittima di tutte queste vicende politiche e giudiziarie. Basta con questa storia che io sarei l' artefice della caduta. Altri hanno usato le mie disgrazie, umane, familiari, politiche, per togliermi il ministero e alla fine far fuori il governo». Chi? Berlusconi? O i capi della sinistra che non volevano più Prodi? «Non lo so. Credo che Berlusconi in questa vicenda non c' entri, anche se ne ha beneficiato, eccome se ne ha beneficiato. Il mio patto di fedeltà a Prodi è durato fino a quando non si è chiuso il complotto, che è stato scientifico. Ho scoperto proprio in questo periodo che in giro, durante le indagini - e non parlo di magistrati inquirenti - si chiedeva: “Ma lei perché sta in un piccolo partito? E' mai possibile che un piccolo partito debba decidere le sorti dell' Italia?”. Intanto, proprio in questi giorni, il mio consigliere provinciale a Caserta, Giacomo Caterino, da cui è partita tutta la vicenda delle intercettazioni, uno che si è fatto venti giorni di galera e tre mesi ai domiciliari, è stato prosciolto dal gup. Lui stesso ha detto a un quotidiano locale: “Se non fossi stato amico di Mastella non avrei avuto questi problemi, è Mastella che volevano fregare”. Il gip che si dichiarò incompetente ma determinò l' arresto di mia moglie nei giorni del conflitto tra me e De Magistris chiedeva all' Anm di convocare assemblee di solidarietà a Catanzaro, e mandava ai colleghi mail contro di me firmate “il Giudice condannato” o anche “The Condamned”. Nelle intercettazioni io dicevo “fatti autorizzare a votare per me”, ma ad Annozero trasmettevano solo il ”fatti autorizzare”, sottintendendo chissà quale malefatta...». «Doppiopesismo tra me e Di Pietro, e doppiopesismo pure tra me e le giunte Bassolino e Iervolino. Ora dai vertici si chiedono dimissioni sia in Regione sia in Comune, con la motivazione che il consenso e l' azione di governo sarebbero viziati dall' illegalità, dall' immoralità. Un anno fa - quando io fui trattato come il capo di un' associazione a delinquere, il Provenzano di Campania, e il mio partito come una banda di criminali, come neppure la Dc di Tangentopoli -, i miei alleati se mi consideravano onesto avrebbero dovuto difendermi, montarmi la guardia, costruire una garitta davanti alla casa di Ceppaloni. Viceversa, non avendomi difeso, avrebbero dovuto chiedere le mie dimissioni e lo scioglimento del Parlamento. Eppure per me la gente si mobilitò, come si è mobilitata per il sindaco di Pescara. E la gente non va in piazza per i delinquenti. Non a caso, il sindaco è stato scarcerato con tante scuse; e solo adesso il Pd lo difende, in un primo tempo l' aveva abbandonato. Dopo tutto quello che è accaduto, sia chiaro che non posso essere l' attaccapanni cui appendere tutti i panni sporchi. Si arriva al punto che, per sputtanare Villari, dicono che è amico di Mastella; dimenticando che è stato amico di Buttiglione, di Rutelli, di De Mita, di Veltroni. Basta. Il male che mi è stato fatto è troppo grande. Nel 2009 si cerchino un altro capro espiatorio». Aldo Cazzullo Perdonismo e «figli di» Mica voglio l' arresto per Cristiano Di Pietro. Sono perdonista con tutti. I figli so' piezzi 'e core. Ma sia chiaro: tutti i figli, non solo i figli di. Mia moglie e tanti miei amici sono stati arrestatiClemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-33840461844272782932008-10-03T14:46:00.000+02:002008-10-03T14:47:51.786+02:00...a proposito di Santa Maria Capua VetereLeggo stamani su Panorama, a pagina 60 un articolo di Giacomo Amadori dal titolo “Rivincita per Clemente” su alcune vicende relative alla procura di Santa Maria Capua Vetere. Lo ripropongo qui di seguito integralmente senza aggiungere altro. Fatevi la vostra opinione.<br /><br />Rivincita per Clemente<br /><br />Faide in procura. Finiscono sotto indagine i giudici che fecero arrestare la moglie di Mastella dopo gli esposti e le denunce di alcuni colleghi. Perche i magistrati di Santa Maria Capua Vetere sono spaccati. Sulle inchieste da condurre, ma anche, forse, per ragioni politiche. <br /><br />I magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno indagato su Clemente Mastella e hanno firmato la richiesta d’arresto di sua moglie, Sandra Lonardo, sono finiti sotto inchiesta a Roma. Le accuse (abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, ma si parla pure di calunnia) non riguardano direttamente quel procedimento, ma vicende che a esso si intrecciano. Nelle scorse settimane il pm romano Giancarlo Amato ha inviato diversi avvisi di garanzia. Due sono stati recapitati all’ex procuratore sammaritano Mariano Maffei (oggi presidente della commissione tributaria regionale, che dichiara: «Ufficialmente non mi risulta niente. Ma anche se fosse, questa notizia costituirebbe una grave violazione del segreto istruttorio») e al pm Alessandro Cimmino. Entrambi avevano firmato la richiesta di misura cautelare per Lonardo. Sono finiti sotto indagine anche i pm Maria Di Mauro (accusata da alcuni colleghi di conflitto d’interessi per un paio di inchieste sulla asl di cui il marito è consulente legale) e Luigi Landolfi. <br />Le informazioni di garanzia sono la conseguenza di una guerra intestina alla procura, non accuse di mobbing esposti, denunce e inchieste che sono stati esaminati nei mesi scorsi dall’ispettorato del Ministero della Giustizia, dalla procura generale di Napoli e dal Consiglio Superiore della Magistratura. E ora sono finiti sul tavolo di Amato e del collega Antonangelo Racanello che si occupa di un filone collegato. <br />A gennaio la procura casertana era diventata la più famosa d’Italia. Infatti, dopo aver ottenuto l’arresto di Lonardo, presidente del consiglio regionale, aveva causato le dimissioni di Mastella che hanno portato alla caduta del governo Prodi. <br />Per l’ex guardasigilli dietro quell’inchiesta c’era un mandante politico e aveva sottolineato i rapporti di parentela di Maffei con Alessandro De Franciscis, nipote della moglie e presidente della Provincia di Caserta ex papavero dell’Udeur passato al Pd. Ma la sua era sembrata una difesa d’ufficio. Gli avvisi di garanzia spediti dalla capitale ribadiscono, invece, che in quella procura qualcosa, forse, non funzionava per davvero.<br />A mettere in moto l’inchiesta è stato un esposto inviato 10 mesi fa alla procura generale di Napoli da tre magistrati di Santa Maria Capua Vetere: il procuratore aggiunto Paolo Albano, i pm Donato Ceglie e Filomena Capasso. Nel documento parlavano di «un clima insostenibile di sospetti, di comportamenti vessatori, di illecite indagini condotte su colleghi del medesimo ufficio, tra i quali gli scriventi, e di iniziative spesso estranee a qualsiasi perimetro legale di corretto esercizio della funzione giudiziaria». Comportamenti che avrebbero dilaniato la procura: «Un tale complesso di reiterate, indebite e ingiustificabili condotte poste in essere dal procuratore Mariano Maffei, con il concorso e il sostegno di tre suoi “fidati” sostituiti i dottori Maria Di Mauro, Alessandro Cimmino e Luigi Landolfi, non poteva non riverberarsi, con conseguenze non più rimediabili, sulla serenità di molti dei magistrati in servizio, nonché sulla corretta condizione della procura». Non basta. Per loro ci sarebbe stato un «accanimento nei confronti di coloro anche solo sospettati di non essere omologhi alla volontà di chi lo dirige». <br />Ora i pm romani dovranno stabilire se queste accuse siano veritiere. Una cosa è chiara: a Santa Maria Capua Vetere nei mesi scorsi si sono fronteggiati due schieramenti di magistrati con visioni molto diverse sulla conduzione delle inchieste e su chi indagare. Da una parte Maffei e i suoi, dall’altra Albano, Ceglie, Capasso, Carlo Fucci (già segretario dell’Associazione nazionale magistrati ritenuto vicino a Mastella) e Silvio Marco Guarriello. Quasi tutti i magistrati orientati a sinistra. I primi sono considerati vicini alla corrente Movimenti riuniti – articolo 3 (Cimmino è appena stato eletto nel consiglio giudiziario del distretto napoletano) e ad alcuni esponenti di rilievo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, in particolare all’ex sostituto procuratore Raffaele Cantone, che nei giorni scorsi ha ricevuto un invito del Pd a candidarsi come presidente della Provincia di Napoli, offerta rifiutata.<br />I secondi sono quasi tutti iscritti a Magistratura democratica e sarebbero più autonomi rispetto al capoluogo. Come il nuovo procuratore Corrado Lembo che, la settimana scorsa, in una riunione riservata alla procura generale, ha discusso sul rispetto delle competenze con il collega della Dda Franco Roberti.<br />Sullo sfondo di questa guerra fra toghe ci sarebbe una faida interna al centrosinistra campano. Un legame con la politica che, se negli esposti è molto sfumato, nei corridoi della procura emerge rumorosamente. Secondo alcuni, esisterebbe un gruppo che avrebbe operato «con finalità extraistituzionali» provando a proteggere il consigliere regionale diessino (ora Udeur) Angelo Brancaccio, arrestato nel 2007 su richiesta del pm Cimmino con l’accusa di aver incassato tangenti. Altri (anche in questo caso non vengono allo scoperto) assicurano che la verità è opposta: esisterebbe, si, uno schieramento, ma a difesa di quel De Franciscis, passato dall’Udeur al Pd, che nelle ultime inchieste, nonostante le accuse di un assessore pro¬vinciale e alcune intercettazioni (raccolte nella vicenda dei Mastella) ritenute dagli stessi investigatori «molto rilevanti», è sempre stato ascoltato solo come persona informata sui fatti. Nel fascicolo del capo degli ispettori del ministero, Arcibaldo Miller, sono finiti pure gli estratti catastali che dimostrerebbero come la moglie di Maffei, insieme con De Franciscis, fosse tra i proprietari delle cave che negli anni scorsi sono state sequestrate da Ceglie e Guarriello.<br />A questo rompicapo bisogna aggiungere un’altra tessera: Giacomo Caterino, 37 anni, docente universitario di economia politica, consigliere provinciale dell’Udeur e amico di Mastella. L’anno scorso è stato arrestato con l’accusa di falso ideologico e turbativa d’asta. Un’inchiesta da cui è partita quella sull’ex guardasigilli e la moglie. Uscito dal carcere Caterino ha denunciato Maffei, Cimmino, il pm Paolo Di Sciuva e il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Maccariello: «Quei signori avevano in mano le carte che dimostravano che i reati di cui mi accusavano andavano contestati ad altri, per esempio a De Franciscis» sostiene il consigliere, che questi attacchi li ha formalizzati.<br />Per questo nei giorni scorsi è stato ascoltato a Roma dal pm Racanello. E anche se la vicenda non gli ha tolto il gusto della battuta («Quando ero in prigione sono venuti a farmi visita i vertici regionali del partito. Sei mesi dopo ho potuto ricambiare la cortesia»), per lui l’Udeur in Campania è finita al centro di un complotto: «Ora, forse, qualcuno ci spiegherà se certe responsabilità erano da ascrivere a noi o a chi governa il nostro territorio con la protezione di procure amiche».<br />Da Panorama del 9 ottobre 2008Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-67235890364096402172008-10-01T15:03:00.001+02:002008-10-01T15:03:50.885+02:00Ecco la verità sulla caduta di ProdiCapisco la sorpresa di quanti – ma non è il mio caso –, hanno appreso, leggendo sui giornali le parole di Romano Prodi (come mai solo Avvenire e Messaggero le hanno riportate?), ciò che andavo ripetendo da mesi. E cioè che, dietro la caduta del suo governo, c’era in realtà un preciso disegno politico: mandarlo a casa per liberare la poltrona di Palazzo Chigi. Cosa che sarebbe potuta avvenire solo prima che l’esecutivo cominciasse a raccogliere i frutti e i consensi per la sua politica attenta alle istanze dei più deboli. Insomma, come ha detto Prodi, il governo sarebbe caduto comunque, era solo questione di giorni. La verità, finalmente, comincia a venir fuori e trova autorevole conferma proprio nelle affermazioni dell’ex presidente del Consiglio. E’ la prova che nel centro-sinistra c’era chi lavorava da tempo per affossare un governo nei cui confronti – lo voglio ricordare – fino al 16 gennaio sono stato sempre lealissimo. Ma è anche la conferma che, come il Professore di Bologna, anch’io in realtà sono stato vittima e non autore di un “delitto politico” premeditato.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-7431973365366598522008-07-31T13:12:00.006+02:002008-09-18T15:25:07.411+02:00Chi crede nel Centro, si faccia avantiSarà, forse, perché respiriamo già da tempo l'aria delle vacanze, ma vedo, dalle tante e-mail che mi giungono, che il clima, e non solo quello meteorologico, è cambiato. Molti, dopo l'ondata giustizialista che ha travolto me e il mio partito, si stanno rendendo conto che sono stato vittima di un disegno che, attraverso la mia modesta persona e il mio piccolo movimento, aveva in realtà come obiettivo la caduta del governo Prodi. E tornando alle numerose lettere che continuano ad affollare la mia casella di posta, mi rendo conto che attorno all'Udeur si stanno ricreando fermento e fiducia che lasciano ben sperare per il futuro. Da mesi sono impegnato a ricostruire, partendo dal territorio, un partito che a molti sembrava scomparso. Così non era e non è. Agli amici, ai simpatizzanti di ieri e di oggi, a quanti momentaneamente avevano lasciato il partito ma senza per questo cambiare bandiera, chiedo di mettersi personalmente in gioco per dare il proprio contributo alla costruzione di un Centro politico moderato in grado di dare voce e visibilità al Sud dimenticato, al ceto medio tartassato, al mondo dei giovani precari, a quelle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese. E, augurando a tutti buone vacanze, invito chi crede in questo progetto a mettersi in contatto con noi sul mio blog o tramite il sito del partito www.popolariudeur.it. Ci attendono impegnativi appuntamenti, a partire dalla tornata amministrativa della prossima primavera e dalle Europee del 2009.<br />Clemente MastellaClemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com64tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-75544065657028446622008-05-21T14:20:00.003+02:002008-05-21T14:58:45.761+02:00Un Saladino per Di PietroE bravo Di Pietro. Leggo proprio oggi sul settimanale "Tempi" che l'ex poliziotto di ferro, l'ex pm di "mani pulite", l'ex candidato di Berlusconi al ministero degli Interni, l'ex ministro per le Infrastrutture, quello per intenderci che con Grillo manifestava sulle piazze contro tutto e contro tutti, solidarizzando con il pm di why not? Luigi De Magistris - si, proprio lui - ha più volte ricercato contatti con quel Saladino per il quale - senza alcuna responsabilità come hanno sentenziato i giudici - io sono finito invece nel tritatutto mediatico, giudiziario e politico, di cui il buon Di Pietro è stato grande megafono. <br />Allora - mi chiedo - è un delitto tutto ciò? Assolutamente no. Ma se Di Pietro ritiene che lo sia, mi attendo che smentisca le ricostruzioni giornalistiche del settimanale oppure si dimetta da quel ruolo di finto moralizzatore con il quale, soffiando spregiudicatamente sul fuoco del populismo e del facile qualunquismo, cerca di tirare acqua al suo mulino.<br />Diciamo che su questo integerrimo fustigatore, per quanto mi riguarda, continuano ad addensarsi ancora parecchi interrogativi ai quali non mi sembra abbia mai dato risposte esaurienti. Per esempio: Perchè, dopo aver assestato un duro colpo a tangentopoli si è dimesso? Perché e con quali finalità è entrato in politica? Quali sono i motivi che lo hanno portato, unico partito fra quelli del centro-sinistra, ad essere graziato dal PD che, consentendogli l'apparentamento, gli ha permesso di superare la tagliola della legge elettorale?<br />Dubbi, tanti dubbi. E che suscitano inquietanti interrogativi.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-35573975472835912912008-05-15T13:53:00.002+02:002008-05-15T14:02:55.346+02:00La sicurezza non passa né per i rom né per la camorraCerchiamo di essere seri, realisti e non fare confusione. Non c'è dubbio che l'illegalità oramai ha superato i livelli di guardia e che è necassrio provi rimedio: con urgenza e determinazione. E, in questo senso, i rom non possono avere la pretesa di crearsi una sorta di stato nello Stato dove la legalità è messa completamente al bando. In poche parole i rom, che si stanziano in Italia, devono rispettare, come tutti gli italiani, le leggi dello Stato. Ma è altrettanto vero che non si può ricorrere alla camorra per risolvere il problema dei rom. Diciamoci chiaro e tondo che la sicurezza dei cittadini non può essere attentata dai rom, così come la camorra, che è il massimo della illegalità, non può sostituirsi allo Stato, che invece deve perseguirla e combatterla anche più dei rom.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-42272885191340710052008-05-12T15:45:00.000+02:002008-05-12T15:46:12.208+02:00Ora è toccato a Schifani e domani...?Leggo sul Corriere della Sera, a proposito della trasmissione “Che tempo fa?” di Fabio Fazio (che tante polemiche ha scatenato per le accuse, inopportune, fuori luogo, e del tutto gratuite di Travaglio nei confronti della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato, Renato Schifani al quale ribadisco la mia stima e la mia totale solidarietà) che Giuseppe Fioroni ha dichiarato: «So che chi informa non può mai calpestare la dignità delle persone. Pensiamo al caso Mastella, uno fra i tanti». Ringrazio, ovviamente, l’ex ministro e collega Fioroni. Aggiungo, però, che se tante parole, e certe considerazioni fossero giunte nei momenti in cui la gogna mediatica del trio Santoto-Travaglio-Vauro (e non solo) si abbatteva su di me, forse, anche la passata legislatura avrebbe potuto avere una storia o un percorso completamente diverso.<br />Oggi leggo tanti commenti, prese di posizione dure anche da sinistra: ma allora dove erano, quando si organizzavano trappole e attacchi strumentali nei miei confronti?<br />Ma si sa, tutto scorre come sosteneva Eraclito. L’unica cosa che resta, invariata, purtroppo, è la tentazione, sempre più forte, di telepredicatori-giustizialisti di andare in tv senza contraddittorio, con il placet dei soliti Robespierre della politica, consentendo così la distruzione della dignità dei non allineati. <br />Tutto ciò, naturalmente, attraverso la benedizione del servizio pubblico, quello che i cittadini pagano con il canone. Chissà, non è giunta forse l’ora di rendere un po’ più seria e meno partigiana la nostra tv?Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-16554802402638769292008-05-03T13:42:00.001+02:002008-05-03T13:49:30.092+02:00Su Santoro, due pesi due misureSapete l’ultima? Leggo che Claudio Petruccioli – e, vedo che è in buona compagnia dalle reazioni che accompagnano la sua presa di posizione – solo oggi scopre l’uso strumentale e politico della trasmissione di Raidue “Anno Zero”. Solo oggi, finalmente, il presidente della Rai si accorge che la trasmissione del signor Santoro è in realtà un luogo di vero e proprio linciaggio mediatico, un programma appaltato a terzi, che ne fanno un uso arbitrario ed indecente. Ma questi autorevoli garantisti – mi chiedo – dove erano quando il signor Santoro e il suo Vauro per un anno intero mi hanno massacrato mediaticamente e politicamente con ospiti e servizi mirati esclusivamente a demolire la mia persona, la mia famiglia, il mio ruolo istituzionale di guardasigilli? Di fronte a tante gratuite infamie ho ascoltato solo assordanti silenzi e tanta solitudine. Non una critica, non una presa di distanza da parte dei vertici Rai, e dei miei alleati di governo verso gli insulti e le insinuazioni – verificatesi poi del tutto infondate – dei Grillo e dei De Magistris di turno. Una sola amara consolazione: come nella giustizia, e le sentenze di questi giorni lo confermano, anche in politica, alla fine, la verità viene a galla e il signor Santoro, e la sua faziosità sono serviti.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-44299906918031434192008-04-29T15:32:00.000+02:002008-04-29T15:34:46.695+02:00Alla razza padana preferisco quella italianaSi è aperta la nuova Legislatura. E innanzitutto auguri di buon lavoro al neo Presidente del Senato, Renato Schifani.<br />Ed ora veniamo alle dolenti note. <br />Leggo dalle agenzie di stampa che i «fucili» di Umberto Bossi «sono sempre caldi», «che il Cavaliere ha sposato la Lega e dovrà eseguire gli ordine» e, soprattutto, che il senatore Roberto Castelli, in predicato di un incarico di governo ai Lavori pubblici, è pronto ad investimenti per le infrastrutture solo al Nord, sottolineando che si disinteresserà completamente del Mezzogiorno. Complimenti: è un bel modo per come la Lega condizionerà pesantemente il governo Berlusconi e di come intende far crescere l’Italia.<br />Se il buongiorno si vede dal mattino, non c’è da stare tranquilli. Bisogna reagire. Certamente non utilizzeremo fucili, ma la voce della gente del Sud, che non potrà assistere in silenzio, e a lungo, a questa filosofia razzista e classista. <br />Ai miei conterranei chiedo uno scatto d’orgoglio. Chiedo di riunire le forze, di non dividerci, perché l’Italia cresca in una sorta di reciproca mutualità, con un Nord che stringe la mano al Sud e un Meridione che riscatta la propria immagine.<br />Per questi valori e questi ideali, non è necessario essere in Parlamento, è necessario tornare a lavorare in maniera capillare sul territorio, ascoltando le necessità della gente e facendosene interprete.<br />Non mi va e nemmeno ci va, come gente del Sud, sentirci un peso per la collettività quando, in realtà, siamo ben consci di essere una risorsa per l’intera nazione.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-37593464256368934522008-04-16T14:42:00.002+02:002008-04-16T14:53:30.939+02:00Mi sono fatto due contiStanotte mentre guardavo e riguardavo lo spoglio elettorale per la Provincia di Benevento e il Comune di Ceppaloni, mi sono fatto anch'io due conti.<br />E sapete cosa ho scoperto? Che, quel quasi 17% ottenuto a Benevento con due liste dell'Udeur, che ha permesso al candidato presidente del "centro-sinistra" di vincere al primo turno, avrebbe fatto comodo anche a tanti altri. Per esempio al Senato, quei voti, avrebbero permesso di ottenere senatori in Campania, e non solo. Infatti, con un po' di lungimiranza i voti dell'Udeur, messi in campo, avrebbero fruttato senatori, per esempio, anche in Calabria e in Puglia.<br />Io, questi semplici conticini me li sono fatti. Chissà, se anche qualcun altro se li sarà fatti? Di certo, sul mio territorio, l'Udeur c'è, è determinante e ripartirà proprio da qui. Più semplicemente diciamo, che se non sono in Parlamento, non lo ha deciso, come per altri, l'elettorato perché io, i miei elettori, li ho, me li tengo stretti, e non li ho svenduti.<br />A presto, Clemente<br /><br />P.S. Grazie Benevento, grazie CeppaloniClemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-59457250138497424122008-04-08T11:28:00.002+02:002008-04-08T11:33:35.081+02:00CARO ROMANO NON SONO STATO IO A TRADIRTIHo letto con molta attenzione, questa mattina, le analisi del Presidente Romano Prodi sul quotidiano La Stampa e per questa ragione ho deciso di rispondere.<br />Caro Romano, non sono io ad averti tradito, ma chi ha lavorato per mandarti a casa logorando la tua e la nostra azione di governo. Condivido, infatti, in larga parte le considerazioni di Prodi, soprattutto, quando individua in alcune forze politiche la responsabilità di aver minato l’azione dell’esecutivo, con dichiarazioni ed atteggiamenti istituzionalmente opinabili. Quanto a me, ricordo di essere stato oggetto, sin dal mio insediamento, di una campagna di delegittimazione portata sistematicamente avanti da una parte della coalizione, e assecondata da quegli stessi organi “padronali” dell’informazione, acerrimi nemici del professore bolognese, che strumentalizzando inchieste giudiziarie, rilevatesi poi prive di ogni fondamento, hanno decretato la mia panchina politica. <br />Nelle circostanze in cui è maturato il mio accerchiato e sono stato costretto ad alzare bandiera bianca, ho dovuto registrare un’avara solidarietà umana e scarse solidarietà politiche, proprio da coloro che hanno lavorato per la fine della tua esperienza di governo. Nei tuoi riguardi, caro Romano sono sempre stato leale e ti conferma anche oggi la mia piena stima.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-90798912845424690892008-04-07T12:39:00.003+02:002008-04-07T12:45:17.478+02:00Italiani, brava genteSento parlare di fucili, leggo di cordate fantasma per Alitalia, vedo troppe polemiche, perfino, sulle schede elettorale. E gli italiani?<br />Ma chissà, mi auguro solo che non perdano la speranza.<br />Tanta gente mi sta scrivendo in queste ore. In modo particolare dal Sud. A tutti e, in modo particolare, ai miei conterranei affiderò le mie forze, il mio impegno, e le mie ragioni per il futuro.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-68623991510838064502008-04-03T12:33:00.004+02:002008-04-03T13:00:40.203+02:00Ed ora?cari amici, ormai sono due giorni che leggo e rileggo i tanti giornali che ritornano sulla mia assurda storia giudiziaria. C'è tanta soddisfazione ma c'è anche tanta amarezza nel dover prendere atto che altri, sul piano politico, giudiziario e mediatico, hanno lavorato per la mia eliminazione politica. E lo hanno fatto sapendo che io, come i fatti stanno dimostrando, ero del tutto innocente. Una vera e propria gogna per la quale ogni commento diventa superfluo. Vi invito, allora, a leggere la decisione del gip di Catanzaro sul caso Why Not che di seguito riporto insieme agli editoriali pubblicati oggi da Il Riformista e Avvenire (a firma di Sergio Soave)<br /><br />Grazie dell'attenzione e a presto.<br /><br />TRIBUNALE ORDINARIO DI CATANZARO<br /><br />Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari<br /><br /><br />Il Giudice Tiziana Macrì,<br />sulla richiesta di archiviazione del procedimento di cui in epigrafe a carico del Senatore Clemente MASTELLA per infondatezza della notizia di reato formulata in data 4 marzo 2008 dalla Procura Generale della Repubblica (sede);<br />esaminati gli atti;<br />premesso che per l'analitica ed esaustiva esposizione degi elementi rilevanti in ordine alla posizione del Sen. MASTELLA si richiama la richiesta di archiviazione le cui argomentazioni e valutazioni, integralmente condivise da questo Giudice, devono considerarsi qui riportate.<br /><br />Osserva:<br /><br />Occorre accertare: 1) se sussista una notizia di reato; 2) se la stessa sia riconducibile al Senatore MASTELLA; 3) quale sia la portata degli elementi acquisiti e se essi, in una interpretazione dinamico-evolutiva della nozione di infondatezza, presentino o meno capacità di espansione nel divenire procedimentale.<br />In data 14 ottobre 2007 il P.M. disponeva l’iscrizione del nominativo di Clemente MASTELLA nel Registro degli indagati in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 323, 640 cpv, c.p e 71 195/1974 e succ. mod., commessi in Calabria, Roma ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto.<br />L'iscrizione seguiva di qualche giorno l'audizione, avvenuta in data 11 ottobre 2007, di Giuseppe TURSI PRATO, detenuto per altro, che, escusso in data 10 luglio 2007 da un P.M. D.D.A., dichiarava, di essere a conoscenza di fatti di pubblica amminastrazione e di essere disponibile a riferire quanto a sua conoscenza al P.M. allora titolare del presente procedimento.<br />In data 11 ottobre 2007 TURSI PRATO veniva sentito in qualità di persona informata sui fatti (v. verb. Int., p. 3). <br />La consequenzialità temporale tra audizione ed iscrizione induce a ritenere che la notizia di reato debba ricercarsi nelle dichiarazioni indicate valutate nel contesto delle ulteriori acquisizioni.<br />Si evidenzia, invero, che l'obbligo di iscrizione nasce solo ove a carico di una persona emerga l'esistenza di specifici elementi indizianti e non di meri sospetti.<br />Il sintagma specifici elementi indizianti esprime l'esigenza deIl'acquisizion degli elementi conoscitivi necessari a delineare una notizia di reato nei confronti di una persona in termini di ragionevole determinatezza.<br />Nel caso di specie, TURSI PRATO, nell'esame dell'11 ottobre 2007, riferisce una espressione del SALADINO (v. rascr., p. 45) rilevante in ordine alla posizione di MASTELLA. L'analisi complessiva. delle dichiarazioni rese evidenzia, però, come risultino del tutto prive di specificazione ed indimostrate le condizioni minime necessarie ad attribuire alla locuzione di cui trattasi valore indiziante ed indicate ai punti da a) a e) e relative considerazioni della richiesta di archiviazione, p. 13 che si richiama. Alla stessa, pertanto, non può attribuirsi valenza accusatoria a carico del soggetto chiamato.<br />Tale valutazione è confermata all'esito dell'esame del contenuti delle dichiarazioni rese da TURSI PRATO innanzi al P.M. di Roma in data 31 ottobre 2007 de tenore che segue: «Non sono a conoscenza di fatti illeciti specifici che coinvolgano l'On. MASTELLA. Posso confermare come già detto nel verbale dell'11 ottobre c.a., che Antonio SALADINO e l'On. MASTELLA sono amici da molti anni e che questo fatto rafforza la posizione, solo ed esclusivamente sul piano politico, di SALADINO rispetto ai componenti locali dell'UDEUR» (v. verb. sint.).<br />Il dato non si presenta idoneo a costituire specifico elemento indiziante a carico del Sen. MASTELLA anche ai fini della mera iscrizione.<br />Non soccorrono rispetto all'iniziale ipotesi di accusa le acquisizioni pregresse né le successive. <br />Dalle dichiarazioni rese da MERANTE Caterina, LA CHIMIA Giuseppe, FRANZE’ Giancarlo e altri (v. rich. Arch.) può inferirsi l'esistenza di rapporti confidenziali tra in Sen. MASTELLA e SALADINO nonché l'attitudine di quest'ultimo a creare e mantenere "buoni rapporti con tutti" e ciò anche nell'ambito del mondo politico istituzionale ed indipendentemente dal partito o dalla coalizione di appartenenza del referente.<br />Non si ravvisano elementi idonei a connotare di illiceità la posizione del Sen. MASTELLA in quei rapporti confidenziali.<br />Alla stessa conclusione deve giungersi in ordine alle conversazioni captate sull'utenza del SALADINO che ha come interlocutori tale Enza (v. richiesta di arch., p. 2 e segg.) ed un soggetto denominato Clemente (v. rich. Arch., p. 4 e segg., conversazioni captate nel proc. N. 122/2006 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme). I dialoghi confermano soltanto l'esistenza dei rapporti confidenziali tra SALADINO ed il Sen. MASTELLA nonché il comune interesse per argomenti di natura politica.<br />Quanto ai contenuti dellla consulenza GENCHI, si richiama quanto esposto nella richiesta di archiviazione alle pagine 7 e seguenti. Il tabulato relativo all'utenza in uso al Sen. MASTELLA, acquisito senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza, è inutilizzabile.<br />Nel merito, comunque, esso conferma soltanto la frequentazione telefonica tra SALADINO ed il Senatore già per altre vie emersa, ma inespressiva "di condotte deI MASTELLA ipotizzabili come reati".<br /><br />L'analisi dei risultati investigativi acquisiti rende del tutto superfluo l'ulteriore prosieguo.<br /><br />Consegue ai rilievi indicati l'accoglimento della richiesta di archiviazione nei confronti del Sen. MASTELLA per infondatezza della notizia di reato.<br /><br />P.Q.M.<br /><br />Letti ed applicati gli artt. 408 e segg. c.p.p.,<br /><br />in accoglimento della richiesta formulata dalla Procura Generale,<br /><br />• Dispone l'archiviazione del procedimento nei confronti el Sen. Clemente MASTELLA perché la notizia di reato è infondata.<br />• Ordina la restituzione degli atti alla Procura Generale della Repubblica (sede).<br />• Manda la Cancelleria per quanto di competenza.<br /><br />Catanzaro, 1 aprile 2008<br /><br />Il Giudice per le indagini Preliminari<br /><br />Tiziana Macrì<br /><br />* * *<br /><br />IL RIFORMISTA<br /><br />C'è chi si scusa col pm che deve scusarsi con Mastella<br /><br />La notizia, sui giornali di ieri, era che il gip di Catanzaro ha accolto la richiesta del procuratore generale, ha archiviato la posizione di Mastella nell'inchiesta Why not del pm De Magistris, e ha scritto nell'ordinanza che «mancavano assolutamente i presupposti per l'iscrizione dell'ex guardasigilli nel registro degli indagati». Cioè, a voler essere generosi, che Mastella è stato vittima di un errore giudiziario. Errore che però, siccome stiamo in Italia e l'indagato era il ministro della giustizia, ha provocato conseguenze politiche durature e ormai irrevocabili. Tra le quali una campagna mediatica contro Mastella che forse ha avuto un qualche peso anche nella crisi del governo Prodi, provocata dallo stesso Mastella, e dunque nello scioglimento anticipato delle Camere.<br />Ebbene, sapete con che titolo è uscita ieri l'Unità, su un commento a firma di Marco Travaglio, cioè di uno dei più attivi protagonisti della campagna di cui sopra? Il titolo diceva: «E chiedere scusa?». Poiché chiedere scusa è cosa molto rara da parte di Travaglio (a meno che non debba farlo perché sta per perdere una delle sue innumerevoli cause per diffamazione, e infatti ha chiesto di recente scusa ad Antonio Socci), abbiamo letto avidamente il commento, immaginando uno di quegli esercizi giornalisti che la deontologia professionale della stampa anglosassone chiama «apology». Ci eravamo sbagliati. Travaglio, oltre a ignorare completamente l'archiviazione del caso Mastella, annunciava in realtà nel suo pezzo che ben presto, in seguito a misteriose indagini di procure che lui frequenta ma di cui noi poveri mortali non sappiamo nulla, dovremo tutti chiedere scusa a De Magistris, cioè al magistrato che dovrebbe chiedere scusa a Mastella. «A Salerno - scrive - dove De Magistris ha denunciato i superiori per la fuga di notizie, che poi venivano attribuite a lui, le indagini sarebbero (il corsivo è nostro) a buon punto: non è lontano il giorno in cui chi l'ha condannato al Csm dovrà vergognarsi e chiedergli scusa».<br />Ora noi saremo felici se De Magistris si meriterà un giorno le scuse per un'ingiusta condanna del Csm. Ma, nel frattempo, non potrebbe chiedere lui scusa a Mastella, che quelle scuse se l'è già meritate per sentenza del gip? E Travaglio medesimo, non potrebbe aggiungere le sue? Oppure il coraggioso giornalismo d'inchiesta esclude la valutazione dei fatti già accertati perché può dedicarsi solo ai sospetti da accertare, e il giornalismo militante ha un'autorizzazione speciale a vedere la pagliuzza negli occhi altrui ma non la trave nel proprio? <br /><br />* * *<br /><br /><br /><br />AVVENIRE<br /><br />LA VICENDA MASTELLA <br /><br />Sorprendente esempio da manuale di malagiustizia <br /><br />SERGIO SOAVE <br /><br /> Il castello di accuse che ha travolto Clemente Mastella sta crollando miseramente per decisioni della stessa magistratura. Gli arresti inflitti a sua moglie su richiesta di un sostituto procuratore alla vigila del trasferimento e approvati da un giudice che, mentre li convalidava, si dichiarava incompetente in materia, sono stati revocati dopo pochi giorni. Il tribunale dei ministri ha decretato che il famoso viaggio a Monza sull’aereo di Stato non costituisce reato. Ora si riconosce anche che nell’inchiesta Why not per Mastella non esistevano neppure i minimi indizi necessari per iscrivere l’allora Guardasigilli nella lista degli indagati. Questo significa che Mastella aveva tutte le ragioni per inviare gli ispettori per verificare la correttezza (poi giudicata insussistente anche dal Consiglio superiore della magistratura) dell’azione di Luigi De Magistris. D’altra parte che il filo che legava Mastella all’indagine sulla (presunta) frode ai danni dell’Unione europea era esilissimo: il suo numero di telefono trovato nell’agenda di un indagato, che peraltro avendo esercitato la rappresentanza di una organizzazione sociale, teneva ovviamente contatti con esponenti politici. Su una traccia tanto evanescente è stata costruita quella che oggi si può a giusta ragione definire una persecuzione giudiziaria, immensamente amplificata dalla insistita gogna televisiva e da una implacabile campagna mediatica. Le conseguenze politiche sono state colossali, il ministro della Giustizia ho dovuto dimettersi, non avendo ricevuto la solidarietà politica che chiedeva (sostituita da un avaro e tutt’altro che unanime riconoscimento «umano») ha abbandonato la maggioranza, mettendo il suggello a una crisi già evidente. Mastella e il suo partito, per effetto della campagna che si fa fatica a chiamare di informazione costruita su quella giudiziaria dimostratasi infondata, sono diventati, nell’imminenza della consultazione elettorale, degli intoccabili. Per coalizioni e partiti, apparentarsi con l’Udeur, dipinta come la quintessenza della malapolitica, era considerato un rischio da non correre, così una presenza reale seppure circoscritta a una specifica area territoriale, è stata cancellata dalla competizione. Si tratta di un esempio da manuale di malagiustizia e malainformazione, che dovrebbe far riflettere sull’esigenza di porre dei limiti non all’autonomia della magistratura e alla libertà di stampa, ma all’abuso che si fa di questi diritti, fino a trasformarli in strumenti per offendere la dignità delle persone e creare pesanti turbative alla vita politica democratica. Almeno questo risarcimento a Mastella è dovuto, in modo che quel che ha sofferto ingiustamente non abbia a ripetersi e per far sì che a decidere delle scelte politiche sia il libero gioco delle forze in campo, del consenso che ottengono, dei risultati che conseguono, giudicati con un metro non falsificato da poteri non elettivi usati in modo scriteriato e malevolo.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-46336029615493271862008-03-01T14:15:00.003+01:002008-03-01T14:22:56.103+01:00In campagna elettorale son tutti nemiciSiamo nella campagna elettorale più difficile e complicata degli ultimi anni. Si vota con un vecchio sistema elettorale ma in realtà, di fatto, si fa credere agli elettori che il sistema è cambiato. Novità ce ne sono e la novità è che si vuole schiacciare mediaticamente ogni piccola formazione. Noi siamo nel pieno di una campagna che sarà dura e, ovviamente, dobbiamo chiedere consensi per noi. Per farlo dobbiamo difenderci, e consideriamo al momento, tutti gli altri partiti come degli avversari da combattere. Ora non so se le cose cambieranno in queste ore e il clima tornerà ad essere mite. Se ci saranno strategie diverse. Per ora tira un forte vento che ci costringe a batterci contro tutti, nessun escluso. Se possibile ci metteremo il vento alle spalle e cercheremo di sfruttare al massimo ogni refolo.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-64479657365595263192008-01-17T21:57:00.000+01:002008-01-17T22:00:32.238+01:00Il testo delle mie dimissioniOnorevoli colleghi, vi parlo col dolore nel cuore di chi sa che a causa<br /><br />del suo impegno pubblico, delle sue profonde convinzioni e delle sue<br />idealità, si trova ad essere colpito negli affetti più profondi,<br />incredulo ed impotente. Ho provato, ho creduto, ho sperato che la<br />frattura tra politica e magistratura potesse essere ricomposta,<br />attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo, l’incontro. Ma devo<br /><br />prendere atto che nonostante abbia lavorato giorno e notte per<br />dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore<br />affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato<br /><br />invece percepito da alcune frange estremiste come un avversario da<br />contrastare, se non addirittura un nemico da abbattere.<br />Ho creduto infatti, pur consapevole della estrema difficoltà di quella<br />che alcuni reputano una missione impossibile, di dover rifiutare la<br />pericolosa tentazione di chi vorrebbe indirizzare la Giustizia italiana<br /><br />verso la palude della rassegnazione e dell’impotenza, suggerendo<br />l’ineluttabilità di un conflitto perenne e di disfunzionamento ormai<br />cronico e irreversibile. L’illusione di poterci riuscire mi ha fatto<br />fare ogni sforzo, con un Parlamento mai così fragile e incerto in tutta<br /><br />la mia trentennale esperienza d’assemblea. Ho avuto l’illusione di<br />poter riformare l’Ordinamento giudiziario in accordo con la<br />Magistratura, nell’interesse del Paese. Ho avuto l’illusione che le<br />soluzioni trovate per migliorare l’efficienza, motivare il personale,<br />ridurre costi ed esposizione debitoria, nonostante al mio arrivo a Via<br />Arenula non avessi trovato né la benzina per le macchine, né la carta<br />per i fax dei magistrati, ho avuto l’illusione, lo ribadisco, che tutto<br /><br />ciò potesse essere prova della mia onestà intellettuale e assenza di<br />secondi fini. Ho avuto l’illusione di poter affermare con convinzione e<br /><br />senza riserve il valore, fondamentale del nostro assetto<br />costituzionale, del principio dell’esclusiva soggezione de giudice alla<br /><br />legge.<br />Soltanto, sottolineo, soltanto alla legge, ma almeno alla legge. In<br />mancanza di ciò, credevo e credo che è la base stessa su cui poggia<br />l’indipendenza della magistratura ad essere messa a rischio. Queste mie<br /><br />convinzioni, queste mie illusioni, oggi trovo frantumate contro un muro<br /><br />di brutalità, di indisponibilità, di chiusure e di egoismi di parte. Ho<br /><br />dedicato tutte le mie energie nell’ultimo anno per affermare e<br />dimostrare che ci si poteva riuscire, che tra i poteri e le istituzioni<br /><br />il dialogo avrebbe premiato, convinto come sono, nella mia coscienza<br />ispirata dalla fede, che solo nell’incontro e nella relazione con<br />l’altro si trova la soluzione. Oggi qui le mie certezze vacillano, e<br />con esse la mia storia di politico aperto al dialogo e all’altro si<br />trova in una crisi profonda.<br />Non si illudano coloro che confidano nello sconforto, coloro che<br />credono che le ferite sul piano personale e sentimentale possano essere<br /><br />determinanti per farmi cambiare idea e percorso. Lo sapevamo, ce lo ha<br />insegnato Aldo Moro, che non siamo chiamati a preservare un ordine<br />semplicemente rassicurante. Lo sapevamo che nello sfidare l’ordinaria<br />grettezza saremmo potuti rimanere intrappolati nella palude degli<br />egoismi, delle diffidenze e delle cattiverie. Mentre ero dedito a<br />questo lavoro, modesto certo, ma pieno di granitica sincerità, è<br />iniziato un tiro al bersaglio nei miei confronti, quasi una ostinata<br />caccia all’uomo. Sono state utilizzate centrali d’ascolto con corsie<br />privilegiate ogni qualvolta nel computer si accendeva la spia - mai<br />parola fu più usata a proposito - che segnalava il mio nome o quello<br />dei miei amici. Siamo così diventati in quel di Potenza un partito di<br />tale rilevanza quanto ad intercettazioni subite, da poter superare<br />agevolmente la soglia di qualsiasi percentuale elettorale. Per fare ciò<br /><br />è bastato che un piccolo nucleo di magistrati, per alcuni dei quali<br />l’integrità è contestata da altri magistrati dello stesso distretto,<br />innescasse un congegno violento, privo di obiettivi e riscontri nella<br />realtà, confondendo ciò che è tipico della politica e che rivendico<br />alla politica e dei suoi conflitti interni, dei suoi riti, con una<br />colpevole quanto inesistente violazione di norme. È bastato puntare al<br />cuore con un pregiudizio che desse l’idea di un sistema di potere da<br />combattere, travisando realtà e norme penali, per interrompere il mio<br />lavoro. Avevo resistito nel fortino personale, saldo nelle mie<br />convinzioni, a tutte queste corsare scorribande contro di me nella mia<br />vita personale e politica con l’intento dichiarato d creare panico e<br />terrore tra i miei sostenitori i cui ideali ad ispirazione cristiana<br />forse ancora creano motivo di preoccupazione politica. Ora però,<br />rispetto a componenti di un ordine che disinvoltamente hanno il<br />vantaggio di poter fare e di poter decidere dei tuoi destini<br />prescindendo dalla tua volontà e dai tuoi comportamenti; rispetto<br />all’imprevedibile apertura di varchi che toccano i mei affetti, la mia<br />famiglia, mia moglie, getto la spugna. È la prima volta, confesso, che<br />in vita mia ho paura. Ho combattuto la mia battaglia fin quando il<br />combattimento era alla pari e non arrivavano colpi bassi e imprevisti,<br />perché dalla tua condotta politica nulla lasciava presagire un<br />concertato volume di fuoco per distruggere la tua persona, la tua<br />dignità, i tuoi valori. Non fosse per il fatto che Patior ergo sum,<br />tutto mi appare irreale, innaturale fuori da ogni logica che si<br />componga con la vita politica fatta anche di sconti, di rivalse, di<br />umori, di indicazioni, di raccomandazioni lecite solo per alcuni<br />ordini, illecite per la classe politica. Non è possibile che il potere<br />di vita e di morte pubblica possa appartenere a quel pacchetto di<br />mischia giudiziario che in questo caso senza averti ascoltato né<br />chiesto spiegazioni, decreta la tua condanna in attesa di un giudizio<br />che non si sa né come né quando arriverà. Questo criterio di<br />valutazione ideologica appartiene ad una componente minoritaria della<br />magistratura. Si tratta di un neogiustizialismo che ha fatto capolino<br />negli ultimi tempi della storia giustiziaria del nostro Paese e che<br />decreta l’umiliazione umana, mediatica e politica. E qualora questo<br />pacchetto di mischia si fosse sbagliato? Chi ripagherà un domani la mia<br /><br />famiglia e la mia famiglia politica di questa umiliazione subita?.<br />E se eventualmente salissero in quota responsabilità per un opera di<br />demolizione eterodiretta tesa a scardinare il presunto sistema di<br />potere, chi ne risponderà?. Oggi a me in questa giornata molto<br />particolare mi è dato solo prendere atto di questa scientifica trappola<br /><br />che mi è stata tesa in modo vile. Così come è altrettanto vile prendere<br /><br />in ostaggio mia moglie cu voglio un mondo di bene e a cui rinnovo il<br />mio affetto che si esalta in una vita in comune e che sperimenta anche<br />così, soffrendo, il valore della famiglià. Per questo non posso<br />consentirmi nè torsioni nè movimenti che apparirebbero come irregolari<br />e non in linea con il rispetto che si deve ad un giudizio di cui si è<br />serenamente in attesa. Nessuno si illuda, però. Da altre postazioni<br />continueremo a combattere la nostra battaglia, con un’esperienza e<br />delle ferite in più, consapevoli di essere arrivati al vero nodo della<br />democrazia - lo scontro sotterraneo e violentissimo tra i poteri -<br />avendo subito ora, da ministro delal Giustizia, quello che dopo 30 anni<br /><br />di specchiata carriera politica non avevo mai subito e non avrei mai<br />immaginato. Continuerò, insieme a tutti coloro che vorranno crederci, e<br /><br />che avranno la speranza di chi, come me, è cresciuto ed ha imparato ad<br />essere certo del bene, quanche quando, colpiti dall’ingiustizia e dalla<br /><br />violenza lo si intravede molto, molto in lontananzà. ‘Mi dimetto dunque<br /><br />perchè tra l’amore per la mia famiglia il potere scelgo il primo. Avrei<br /><br />potuto operare sottili distinguo.<br />Mi dimetto per essere più libero umanamente e politicamente, mi dimetto<br /><br />sapendo che un’ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un<br />provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che<br />l’ordinamento manda a casa per limiti di mandato e di questo mi<br />addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell’esercizio<br />domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi<br />stretti parenti e delle quali è bene che il Csm o altri si occupino. Mi<br /><br />dimetto riaprendo la questione delle intercettazioni a volte<br />manipolate, a volte estrapolate ad arte, assai spesso divulgate senza<br />alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini. Mi dimetto perché<br />ritengo, anche dopo la mia dolorosa esperienza, che vada recuperata la<br />responsabilità dei magistrati, sulla scorta della giurisprudenza della<br />corte di giustizia del Lussemburgo. Ho trovato nel corso della mia<br />attività istituzionale una stragrande maggioranza di magistrati seri e<br />imparziali, ma mi sono imbattuto anche in alcuni che fanno del<br />pregiudizio, soprattutto contro la politica ed i politici, la ragion di<br /><br />vita della loro attività professionale. Come ci si può però difendere<br />da questi il cui potere di interdizione, di delegittimazione è senza<br />confini?. Mi dimetto per senso dello Stato. Lo faccio senza<br />tentennamenti. In fondo un ministro della Giustzia che non è in grado<br />di difendere la moglie dall’assalto violento ed ingiusto, di accuse<br />balorde e non riesce ad evitarle l’arresto non è certo in grado di<br />inquinare prove perchè è talmente risibile il suo potere che lo si può<br />lasciare tranquillamente al proprio posto. Mi dimetto per riaprire<br />dunque una grande questione democratica. Anche perchè, come ha detto<br />Fedro: “Gli umili soffrono quando i potenti si combattono”.Clemhttp://www.blogger.com/profile/14232803384544610044noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-67663516650764275012007-12-05T06:38:00.000+01:002007-12-05T06:47:43.049+01:00Non sono certo sparitoNon sono sparito nè mi sono stancato del blog. E non sono certamente preoccupato di misurarmi con gli insulti e le critiche. Ma nell'ultimo mese ho avuto poco tempo libero a disposizione, e dal momento che la fase politica è da alcune settimane molto difficile, ho dovuto lasciare questa attività di lettura e scrittura per dedicarmi al mio lavoro. Ho letto che alcuni di voi lo capiscono e altri un po' meno. Come se passare qui sia per me un dovere. Talvolta ho aperto il blog solo per leggere. Altre volte mi sono limitato a cancellare le ingiurie. Altre ancora ho preso atto di alcune lettere private che arrivano anche qui. Ora siamo al momento politico cruciale: la verifica di governo e le decisioni da assumere in materia di riforme, a partire da quella elettorale. Veltroni e Berlusconi non mi convincono affatto. E trovo che Prodi stia facendo i passi giusti per cercare di portare chiarezza nella confusione che si è creata. Vedremo.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com32tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-80807798848329855422007-11-17T07:21:00.000+01:002007-11-17T07:33:04.115+01:00Il dovere della FinanziariaDovete scusarmi ma in questi ultimi giorni mi sono dedicato tutto alla politica. E non mi sono neanche sentito troppo bene fisicamente. Ora che la legge finanziaria è stata approvata, posso tornare a vivere con più calma, si fa per dire, le mie giornate. Come sapete non sono stato sempre convinto della bontà delle misure scelte all'interno della legge da parte dl governo. E ho cercato per quanto possibile di convincere gli altri partiti delle mie ragioni. Ma essere nella maggioranza, farne parte, condividere una posizione e uno schieramento, impone anche il rispetto delle decisioni finali. Da dieci anni oramai sono nel centrosinistra e mi comporto con lealtà in ogni occasione. La finanziaria poi è una legge che impone, a chi crede nello Stato e nelle Istituzioni, un senso di responsabilità alto. Oltre ad essere un dovere di un politico la sua approvazione, è un atto di lealtà e correttezza nei confronti della società. Ora il percorso della maggioranza di governo riprende. Alcune cose che ci attendono esigeranno cambiamenti. Altre, come la riforma della legge elettorale, dovranno essere proprio discusse con attenzione estrema. Piccoli partiti, come l'Udeur, non possono in questa fase abbassare la guardia.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-87910077911825537652007-10-28T17:30:00.000+01:002007-10-28T18:18:32.283+01:00La solidarietà al CampanileE' stata una settimana durissima per tutti. Anche per i giornalisti de "Il Campanile", il giornale del partito. A loro voglio esprimere qui tutta la mia personale solidarietà come ho sempre fatto decine di volte in analoghe circostanze per giornalisti di altri quotidiani. E cosi dal momento che gli attestati di solidarietà ai giornalisti del Campanile sono stati molto pochi mi verrebbe di farlo anche a nome della Federazione nazionale della stampa, anche se non ho nessun titolo. Solitamente rapida nello stare al fianco dei colleghi questa volta la FNSI è mancata. Probabilmente troppo impegnata in questa sua vigilia congressuale per ricordarsi che non esistono quotidiani di serie A e di serie B e che tutti i giornalisti sono uguali.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-85598664879076883452007-10-12T22:35:00.000+02:002007-10-12T22:40:50.962+02:00Tremila amici e una legge popolareSono soddisfatto. Volto pagina. Tremila amici sono arrivati da tutt'Italia per ragionare insieme a me di politica, di uno scatto da compiere, di un progetto di centro da portare avanti a testa alta, e, non ultimo , per manifestarmi solidarietà in un momento che, sia pur dietro le spalle, è stato molto difficile. Anche Pezzotta ha voluto essere presente. Ora guardo avanti. Alla legge popolare per la quale proveremo a raccogliere firme ovunque. Per chiedere che si inserisca nuovamente il diritto a esprimere le preferenze nella scheda elettorale.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com37tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-38337268134892999952007-10-04T19:28:00.000+02:002007-10-04T19:40:00.615+02:00Come se io sia l'emblema...tabulati e GozziniHo chiesto di sapere, nel post precedente, i vostri pensieri sulla legge Gozzini e sono pronto a discuterne insieme a voi. Aggiungo che mi piacerebbe anche conoscere le vostre impressioni sull'acquisizione di tabulati telefonici, sul diritto alla privacy e sull'esistenza di una sorta di Grande Fratello che ci spia fin dentro i cellulari.<br />Detto questo vorrei anche scusarmi con i puristi della lingua italiana per aver scritto "Come se io sia l'emblema del Male" al posto di "Come se io fossi", spiegando che per come era stata costruita la frase, e cioè come in una conversazione diretta, la cosa non mi sembrava così grave. In fondo il blog con i suoi post e i suoi commenti è paragonabile al linguaggio parlato. E certe libertà parlando mi sembra siano consentite. Non sto certo scrivendo un romanzo qui sopra. Mi fa piacere comunque che dagli insulti alcuni di voi siano passati alla critica letteraria e, da buon beneventano, dico: vuoi vedere che con il mio blog riesco a diventare anche oggetto del premio Strega?Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com38tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-74112754157885006082007-10-03T21:21:00.000+02:002007-10-03T21:41:13.279+02:00Legge GozziniL'ex br condannato all'ergastolo ma in semilibertà, sulle pagine dei giornali per fatti di cronaca, mi ripropone riflessioni sulla legge Gozzini. Io ho in proposito una mia idea ma certo se la dico vengo fatto a fette. E quindi la tengo per me. Almeno per il momento. Ma vorrei sentire anche da voi se pensate vada rivista o se avete in proposito idee e commenti.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com36tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-68797736164006999412007-10-01T22:14:00.000+02:002007-10-02T08:06:48.992+02:00Tutto tranne che l'italianoDice il giornalista Andrea Bonanni su Repubblica che è sbagliato l'aver chiesto, come ho fatto io, che i ministri italiani chiamati all'estero per una riunione importante siano messi in condizione di parlare in italiano e di ottenere una simultanea italiana degli interventi e delle conversazioni. Ma che figura! Ma che vergogna! Gente che non parla le lingue non dovrebbe rappresentarci fuori dall'Italia! E allora replico: capisco e parlo il francese. Ma non è questo il punto. Io ho fatto solo rispettare una direttiva del nostro consiglio dei ministri del 2006 in cui abbiamo chiesto che vengano "evitate gerarchie linguistiche", e di conseguenza culturali. Ho in pratica difeso l'Italia e la decisione, che abbiamo assunto insieme alla Spagna, di portare avanti un'azione di contrasto contro la prassi in vigore all'estero. Ho solo chiesto il rispetto della nostra lingua e della nostra cultura. Ma, evidentemente, fatto da me non va bene neanche questo. I tedeschi - dice Bonanni - sono riusciti a imporre la loro lingua. Gli italiani e gli spagnoli - rispondo - ci stanno provando.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com86tag:blogger.com,1999:blog-710334505444452492.post-45802877105185185462007-09-29T05:14:00.000+02:002007-09-29T05:20:43.238+02:00L'intossicazione del blogIl filtro serve a non farsi intossicare troppo. Nel fumo come in altre situazioni. Il mio blog viene preso d'assalto da anonimi, nomi inesistenti, provenienze curiose. Insulti espliciti dalla prima riga o insulti subdoli infilati dentro un discorso. Devo quindi leggerli tutti per capire a chi rispondere visto che non si può fare questo lavoro con oltre mille commenti al giorno. Solo per questo, come vi avevo accennato in un post precedente, ho scelto un filtro serio che la piattaforma offre. Chi commenterà, anche con critiche aspre ma corrette sarà sempre ben accetto.Clemente Mastellahttp://www.blogger.com/profile/17971847108828306073noreply@blogger.com101