Caro Savino, come ricordi, il 12 maggio, in piazza a San Giovanni c’ero anch’io. Con la mia famiglia, con i miei amici, ho passeggiato in una piazza in festa, ed ho soprattutto guardato, ho ascoltato, ho “annusato”. E ho capito. Ho capito che quella piazza di cattolici chiedeva una cosa: chiedeva partecipazione e cittadinanza per la propria identità. Chiedeva risposte per poter dare un senso alla propria esistenza, nella consapevolezza che le risposte individuali di cui ha bisogno ogni singola famiglia, sono una parte di risposte per la comunità, e possono quindi permettere all’intera nazione di progredire e crescere nel benessere. Paradossalmente rispetto a quanto oggi si va dicendo, chiedeva “politica”, intesa come volontà di condividere un’assunzione di responsabilità all’interno di un proprio quadro valoriale e di una peculiare quanto universale ispirazione. Sì, ho sentito in quella piazza, voglia di politica, come forse dalle grandi mobilitazioni di sinistra degli anni Settanta non vedevo più.
Era da tempo che non vedevo all’opera il cattolicesimo militante, mobilitato per un’idea, quella della famiglia, che rappresenta un progetto e che incarna il senso del futuro, meglio di ogni altra. E da quella richiesta di partecipazione mite, gioiosa e non rivendicativa, ho capito che la nostra missione politica, la nostra vocazione di cattolici impegnati in politica, è oggi più che mai attuale, e non è, e non può essere, consegnata alla storia.
La piazza del 12 maggio mi ha in sostanza aiutato a dare forza alle mie convinzioni circa la consapevolezza di una spinta propulsiva, innovatrice e fortemente attiva, dell’ispirazione cristiana quale fondamento dell’agire politico. Una ispirazione che non è ideologica e che pertanto non ha e non vuole avere pretese totalizzanti, ma che ha e vuole avere diritto di cittadinanza attiva, attraverso la partecipazione popolare ai processi decisionali del Paese intero.
La piazza del Family day mi ha quindi confermato che la partecipazione popolare è la risposta; e che la politica si rilancia solo attraverso questa partecipazione “popolare”, aggettivo quest’ultimo, che strenuamente tengo nel simbolo del mio partito quale soggetto attivo dei processi di cambiamento: “Popolari-Udeur”.
Caro Savino, fin qui sono certo che ci intendiamo. Come ho evidenziato, lo strumento con il quale io voglio collaborare a dare una risposta di partecipazione popolare l’ho costruito e lo costruisco ogni giorno con i Popolari-Udeur; ma fammi capire meglio, come pensi di declinare il tuo impegno, come pensi di dare seguito ad una mobilitazione che è, in senso alto, mobilitazione politica, quale quella del 12 maggio? A cosa pensi quando nella tua intervista concludi affermando che ti batti per i tuoi valori, per una cultura che in Italia deve mantenere la capacità di esistere? Se a queste domande non rispondi con il mio percorso, o comunque con un percorso politico-partitico e parlamentare, come rispondi?
Clemente Mastella
Lettera al portavoce del Family Day, Savino Pezzotta
mercoledì 30 maggio 2007
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